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il lavoro mobilita l’uomo

il lavoro mobilita l’uomo

Come bambole di porcellana di un carillon, il cui incedere lento è segno di un pensiero, anch’esso in movimento.

E il pensiero-movimento diviene quasi danza, ballo… quello delle scelte… in un gioco, forse triste, come fosse una “giostra”, quella delle esclusioni…

Viva l’Italia, il nostro “stivale”, con i tanti usi, costumi e accenti ma, una unica Costituzione che accomuna il cosiddetto “esercito dei disoccupati…”, cruda metafora sulla quantità di chi deve affrontare una sorta di “guerra” per la quale, ovviamente, “addestrarsi”.

Quanti timori, paure, rimbalzano nella mente di chi deve confrontarsi, proporsi, competere…
“Le faremo sapere…!”, frase che genera una “realtà caleidoscopica”, fatta di attese, aspettative, speranze, sogni e forse, incubi. La mente cerca appigli con la realtà, per non scollarsi con essa oppure, “traiettorie” mentali, per incollarsi ad essa. Ma in che modo? Qual è la “meccanica sociale”? Grande può essere il senso di solitudine e di precarietà…
“Gli esami non finiscono mai” ma, le domande (assolutamente reali) fatte ad un colloquio tipo, indagano diversamente il nostro essere, la nostra personalità, da come “Eduardo” intendeva gli esami della vita.

Eppure “ridefinire la libertà individuale” anche nella dimensione del lavoro “partendo dall’impegno collettivo” (come scrive Bauman), è un messaggio presente e comunque positivo, nelle “pieghe” dello spettacolo.